Tutti sogniamo, al termine di anni di lavoro, di poterci godere la pensione, facendo quelle attività che abbiamo sempre rimandato. Il problema è avere una pensione tale che permetta di svolgere queste attività; dato che in Italia vige dal 1996 il sistema contributivo, fortemente penalizzante per il lavoratore, questo sogno è destinato a scontrarsi con una dura realtà. Per evitare di ritrovarsi in un incubo, esiste la previdenza complementare; lo stesso Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali la definisce “secondo pilastro del sistema pensionistico”, con lo scopo di integrare la previdenza di base garantita dall’Inps. Ma quali sono i vantaggi della previdenza complementare? Scopriamolo insieme.
Il sistema pensionistico italiano
Il sistema pensionistico pubblico italiano è un sistema misto retributivo – contributivo nel pagamento delle attuali pensioni; d’altro canto è destinato a diventare totalmente contributivo una volta che i pensionati con pensione mista non ci saranno più. Nel modello retributivo la pensione è misurata sulla base delle retribuzioni percepite negli ultimi anni di attività, indipendentemente dalla somma dei contributi effettivamente versati. Perché il sistema funzioni, tuttavia, ci vogliono molti più lavoratori attivi che pensionati perché i pensionati riceveranno in funzione dello stipendio che avevano da lavoratori; dunque tutti i lavoratori contribuiscono al pagamento delle pensioni.
La legge di riforma delle pensioni 335 del 1995, più conosciuta con il nome di riforma Dini, ha profondamente cambiato l’intero sistema pensionistico italiano; ha introdotto il sistema di calcolo contributivo delle prestazioni pensionistiche, che sta sostituendo con gradualità quello retributivo. Con il sistema contributivo l’importo della pensione viene determinato dalla somma dei contributi accumulati e rivalutati durante la vita lavorativa. Questa somma viene poi convertita in pensione utilizzando coefficienti di trasformazione che variano in relazione all’età del lavoratore al momento del pensionamento. Più elevata è l’età, più alta sarà la pensione. Se col sistema retributivo l’assegno pensionistico poteva arrivare fino all’80% rispetto allo stipendio, col sistema contributivo si arriva a fatica al 50% rispetto allo stipendio. Ecco perché è importante la pensione complementare.
Vantaggi della previdenza complementare
Il primo vantaggio della previdenza complementare è di tipo fiscale, in quanto i versamenti godono di agevolazioni fiscali. Per quanto riguarda il periodo di accumulo, i contributi versati alla previdenza complementare si deducono dal reddito fino al limite di 5.164,57 euro annui. E’ possibile dedurre dal reddito anche gli eventuali premi di produttività convertiti in contribuzione alle forme di previdenza complementare. I rendimenti maturati dal capitale accumulato con previdenza complementare sotto sottoposti ad una aliquota pari al 20%, contro il 26% applicata di altri prodotti di investimento finanziari. Il pagamento della pensione complementare ha una tassazione molto favorevole, soggetto a una ritenuta agevolata del 15%, che scende per ogni anno successivo al quindicesimo di versamento: in sostanza con 35 anni di versamenti l’aliquota sarà fino al 9%.
Chi può aderire alla previdenza complementare
Possono aderire alla previdenza complementare i lavoratori dipendenti del settore pubblico o privato, ma anche i lavoratori autonomi e liberi professionisti; i lavoratori dipendenti di società cooperative e persino chi per varie ragioni non sta lavorando. Si possono decidere di destinare alla forma pensionistica complementare anche le quote del TFR ancora da maturare. Per valutare l’offerta migliore, la strada giusta è recarsi in una agenzia fisica e parlare direttamente con un agente. Si tratta di una scelta delicata e personale, che richiede i consigli di un esperto.